lunedì 23 gennaio 2012

Vattani family_meritocrazia e carriera modello Farnesina

Il caso Vattani, che abbiamo trattato in molti post, pone al centro una questione molto importante, quella dei criteri per l'assegnazione dei posti apicali del ministero degli affari esteri: in che modo vengono scelti i diplomatici in carriera per ricoprire gli incarichi più ambiti, quelli di ministro incaricato d'affari, console e ambasciatore? Come fa notare Paola Ottaviani, della Cgil esteri, in un'intervista rilasciata al quotidiano l'Unità, "Nessun posto apicale all’interno e all’estero è oggetto di pubblicità, né di aperta concorrenza fra i candidati. Le assegnazioni sono rese note a cose fatte e la ricorribilità delle decisioni è difficile se non impossibile", aggiungendo in seguito che "In discussione non è la discrezionalità finale del Ministro, ma la certezza che lui abbia a disposizione una rosa di nominativi scelta su una competizione trasparente per avere la sicurezza che sta scegliendo tra i migliori».
La rapida ascesa di Mario Vattani lascia pochi spazi ai dubbi: la potente influenza del padre Umberto, diplomatico di lungo corso, unico nella storia repubblicana ad aver ricoperto per due volte segretario generale del Ministero degli esteri, sembra aver giocato un ruolo tutt'altro che marginale. Una carriera, quella di Umberto, molto fortunata: è riuscito a ricoprire negli anni '80 il ruolo di Consigliere diplomatico dei presidenti del Consiglio dei Ministri di orientamenti politici differenti, da Ciriaco de Mita a Giuliano Amato, passando per Giulio Andeotti. Coinvolto marginalmente anche nello scandalo Enimont, al centro delle inchieste di tangentopoli, per aver fatto da tramite tra Andreotti e l'A.D. di Eni Gabriele Cagliari nella cessione di tangenti: la vicenda non ha avuto esiti processuali, anche per il suicidio in carcere di quest'ultimo. 
Vattani senior era già salito alle cronache per aver "spianato la strada" a un altro parente, esattamente 10 anni fa: si trattava all'epoca del fratello Alessandro, anch'egli diplomatico, nominato ispettore generale della Farnesina dal ministro Dini, quando il fratello maggiore ricopriva l'incarico di segretario generale. La nomina scatenò l'ira di Piero Fassino, all'epoca esponente dei DS, membro del governo in quanto Ministro di grazia e giustizia, ma in precedenza sottosegretario agli esteri. Nonostante l'accesa critica, la polemica che ne seguì e il notevole peso politico all'interno di quella compagine governativa di Fassino e del suo partito, del quale di lì a breve sarebbe diventato segretario, arrivò comunque l'approvazione della nomina da parte del Consiglio dei Ministri all'epoca presieduto da Giuliano Amato, per salvaguarda quelle che Dini aveva definito "i sottili equilibri della Farnesina". Anche quello era un periodo molto delicato, dal punto di vista politico: si era alla vigilia delle elezioni e i diplomatici cercavano di rialliniarsi all'interno del ministero in attesa delle vicine elezioni e del probabile cambio di schieramento. E lì Umberto Vattani fu in grado di riallinearsi nel migliore dei modi: infatti, forse anche in virtù delle sue opinioni politiche vicine al centrodestra (come sottolineato da Fassino nella critica a Dini per la qua nomina), Vattani fu il gestore del G8 tenuto a Genova, incaricato, tra le altre cose, di dialogare con il Genova Social Forum per gestire le proteste. Vattani in seguito fu nominato rappresentante dell'Italia presso l'Unione Europea, prima di tornare a ricoprire l'incarico di Segretario Generale della Farnesina, come accennato, l'unico caso della storia repubblica. In seguito, nel 2005, fu nominato presidente dell'Istituto Italiano per il Commercio Estero e riconfermato nel 2009.
Abbiamo raccontato la storia della famiglia Vattani all'interno del Ministero degli Esteri per porre una questione, molto semplice: quali devono essere i criteri per la gestione delle carriere? Una questione estremamente delicata, che riguarda tutte le amministrazioni pubbliche, non solo la Farnesina. Quello che viene alla luce è che i diplomatici fanno più carriera se sono organici ai Ministri di turno o se sanno "riciclarsi" meglio (capacità da apprezzare, in tempi di saturazione di discariche e costruzione di inceneritori...), occupando con il proprio clan familiare i ruoli chiave del Ministero, potendo agevolare la carriera di amici, fratelli, figli. Si dirà, "che c'è di nuovo"! Beh, forse poco, almeno per gli standard ai quali siamo abituati. Forse c'è solo l'aggravante dell'apologia del fascismo, del fatto che si sia favorita la carriera non di un qualsiasi figlio di diplomatico, ma di una persona che dovrebbe rappresentare e onorare la Repubblica Italiana (e non quella di Salò), strimpellando con gli amici di Casapound canzoni che elogiano gli sterminatori di ebrei, di oppositori politici, di rom e di disabili nazisti e fascisti, gli eroi Werwolf che hanno accompagnato l'avventura folle di Hitler fino alla fine...
Non c'è che dire, un modo senza dubbio originale di difendere la nostra Costituzione e onorare la Repubblica. Del resto sia Mario che Umberto hanno giurato su quegli articoli.
Forse Umberto ha interpretato a modo suo l'art. 30, quello che dice "'E' dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli...". Non so, forse doveva esserci anche qualche riferimento all'assegnazione degli incarichi a Osaka...

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